La rivoluzione nel 2020: scompare la tastiera, governeranno occhio e voce.
Entro 13 anni cambierà la concezione stessa dell’elaboratore, che sarà «intelligente» e senza silicio.
Lo sguardo, la parola e, naturalmente, le mani, da usare però in modo diverso. Saranno questi gli strumenti con i quali l’ uomo interagirà col computer nel 2020; una data unanimemente considerata «di svolta» dagli specialisti dell’informatica. Perché è la data prevista dagli scienziati per dare alla luce l’ ultima generazione di computer realizzati con processori e memorie al silicio. Nel 2020 scade infatti la legge di Moore. Il pioniere della microelettronica che 42 anni fa scoprì come «la potenza di calcolo e il numero di transistori all’interno di un chip, sarebbero raddoppiati ogni 18 mesi». Così è stato. Che cosa, dunque, dobbiamo aspettarci per quella data?
LE INTERFACCE – La grande rivoluzione del computer del 2020 arriverà soprattutto dalle nuove interfacce, cioè dalle tecnologie che ci consentono di utilizzare l’ elaboratore. Saranno queste, finalmente, a permetterci di comunicare con i Pc in modo naturale. Per la precisione, tattile (ma senza tastiera). Spiega Guerino De Luca di Logitech e, tra i pionieri nello studio di nuove forme di comunicazione con i computer: «La gestualità delle mani, abbinata a comandi vocali e ai movimenti della retina rivestiranno un ruolo fondamentale nel rapporto uomo-macchina. Perché attraverso gesti e segni, le persone interagiranno con gli oggetti, siano essi dispositivi elettronici o informazioni». Dunque, ci muoviamo verso lo scenario descritto dal regista Spielberg nel film Minority Report. In futuro impartiremo comandi muovendo le nostre mani su sottili lastre di materiale acrilico, magari da arrotolare nella borsa una volta usati. Con le dita usate per puntare sullo schermo al posto della vecchia freccia del mouse, le mani aperte o chiuse per zoomare cartine geografiche, disegni tridimensionali e fotogrammi.
IL CERVELLO – Secondo il professor Alfonso Fuggetta del Politecnico di Milano: «In termini di interfacce, più che sulla similitudine con il cervello dell’uomo credo che dobbiamo utilizzare come parola chiave il termine “pervasività”. Perché nei prossimi dieci anni svilupperemo la capacità di un’ elaborazione distribuita delle informazioni». Dunque software ubiquiti che interagiscono tra loro. Comandati da voce e sguardo. Con la possibilità di riconoscere frasi complesse, contestualizzate nell’ambito di documenti. Ma quale sarà la struttura di un computer nel 2020? Spiega Paolo Gargini, responsabile della ricerca Intel a Santa Clara in California: «Per ancora un decennio assisteremo all’incremento dei componenti integrati su una singola piastrina di silicio, con un maggiore numero di funzioni svolte da ogni processore». Questo significa microchip progettati per fare conti e operazioni di memoria, ma anche con capacità di trasmettere dati. In questa direzione si muove il progetto «Fusion» di Amd, sviluppato nei Labs di Sunnyvale. Negli anni verrà potenziata la capacità della Cpu (Central processing unit) attribuendo alla stessa anche quelle di Gpu (Graphic processing unit). Dunque, sistemi di calcolo e grafici nello stesso chip. Ma allo scadere dell’ orologio di Moore si aprono nuove prospettive per i «motori» dei computer. Tre le principali ipotesi su cui lavorano gli scienziati.
LA LOGICA – Quella di computer quantici, che seguono le regole della meccanica probabilistica e non gli 0/1 della logica Booleana. Ma anche chip fotonici, in grado di associare informazioni elementari alla velocità di fasci luminosi. Però, avverte Maurizio Decina, professore di telecomunicazioni al Politecnico di Milano: «Per ora gli studi più avanzati di sistemi alternativi al silicio arrivano da macchine neurali. Si tratta di elaboratori di nuova generazione che prendono spunto dalle reazioni biochimiche del cervello. Ma occorrerà almeno un decennio per mettere a punto i primi prototipi funzionanti».